DAVID AARON ANGELI IN CONVERSAZIONE CON PAOLO TOMIO

Il racconto di David Aaron Angeli sulla sua arte attraverso l'intervista pubblicata sul magazine ICS Art


Uroboro, 2015, smalto su alluminio, diam. 32,5 cm


La prima caratteristica delle opere del trentaseienne David Aaron Angeli che colpisce l’osservatore, sono le loro dimensioni, piccole, piccolissime, da tenere in un palmo di mano.

Una via di mezzo tra una mini scultura, un soprammobile e un monile. La seconda, sono i soggetti particolari che appartengono al suo repertorio formale: personaggi mitologici, animali, idoli, forme antropomorfe, testine e maschere simboliche che ricordano i reperti archeologici provenienti da antiche civiltà. Infine, la terza particolarità, è data dal materiale che Angeli utilizza per costruire pazientemente le sue fragili figurine: la cera, naturale, traslucida e color ambra oppure, nera e liscia come l’ebano.

Sostanza base dell’oreficeria con cui si realizzano i modelli da cui ricavare gli stampi per le fusioni a cera persa, viene proposta dall’artista come materia dotata di autonomia espressiva per le sue qualità plastiche e cromatiche intrinseche. Le minuscole opere realizzate con questa tecnica si caricano di un’aura etnica di civiltà lontane che si accompagna, al contempo, a un senso di fragilità che spinge a trattarle con l’attenzione e la delicatezza riservata agli oggetti preziosi.

Questi riferimenti complessi riflettono il bisogno di David di “fondare” le sue creazioni sui grandi miti che sono alla base della storia dell’Umanità e tuttora presenti nell’inconscio collettivo, iniziando un viaggio alla ricerca degli archetipi che ci mantengono legati al Passato.

Oggi le sue forme, seppur ancora radicate nella cultura alta, non fanno più parte della nostra vita quotidiana poiché affondano i loro significati in simboli che per millenni hanno guidato e governato la visione del mondo ma ormai (apparentemente) sostituita dalla scienza e dalla tecnologia. La scelta di percorrere strade atipiche gli ha permesso di differenziarsi dagli ambiti conosciuti ritagliandosi un proprio linguaggio artistico molto personale e identificabile, sicuramente suscettibile di fecondi sviluppi.


Exocoetus Volitans, 2010, inchiostro su carta applicata su parete, 6 x 10 m


INTERVISTA


Quando e perché hai cominciato a interessarti all’arte?
Sono cresciuto in una famiglia dedita al lavoro manuale, all’artigianato, al costruire, all’antico, ad un’idea di bellezza, all’educazione, all’osservazione della natura, alla curiosità. Dopo la scuola Media ho frequentato due anni di Ragioneria per poi ricominciare il percorso di studi all’Istituto Statale d’Arte “A. Vittoria” di Trento con indirizzo in Oreficeria.

Quali sono stati le correnti artistiche e gli artisti che ti hanno influenzato?
Le influenze sono continue; mi interessa il lavoro dell’uomo antico, l’arte rupestre, Freidensreich Hundertwasser, Claude Rodin, Marc Chagall, Francesco Clemente.

Dopo gli studi di oreficeria, che corso hai scelto all'Accademia?
Ho scelto il corso in Decorazione all’Accademia di Brera a Milano avendo così maggiore possibilità di provare diverse tecniche e metodi espressivi. La varietà tecnica mi ha indirizzato verso il mio percorso attuale con un sistema di scarto e di allontanamento dalla Decorazione, che non ha niente a che fare con l’arte.

Tu realizzi prevalentemente opere grafiche su carta, la pittura non ti ha mai interessato?
In Accademia ho sperimentato la pittura che però ha lasciato presto il posto al disegno. Oggi non mi considero un pittore, ciò che cerco lo trovo con il disegno e con la scultura.


Conus Elaphus, 2011, legno, ferro, acciaio, cera, 240 x 124 x 80 cm. Dalla mostra "Opera Civica" presso la Galleria Civica di Trento


Qual è il confine tra scultura e oreficeria?
La sfida è dell’oreficeria; essere scultura in miniatura. Se funziona può essere ingrandita all’ennesima potenza.

Hai già provato oppure, hai intenzione di farlo, a ingrandire qualche tuo lavoro?
Ho realizzato Conus Elaphus una scultura di grandi dimensioni, un grande cono alla cui sommità si allargano due corna ramificate. Nell’ultimo periodo sto un po’ ingrandendo il formato che rimane però medio, articolato ma contenuto. Ci sono dei lavori che potrebbero benissimo diventare anche monumentali. Con il tempo penso arriverò anche a questi passaggi.

C'è una differenza tra arte orafa e artigianato?
L’oreficeria è artigianato anche se lavora metalli nobili ed elementi preziosi. Credo che proprio i materiali protagonisti e sicuramente certe lavorazioni e realizzazioni talvolta avvicinino questa tecnica all’arte. L’oreficeria è decorazione; personalmente penso che l’arte non debba essere decorativa.

La cera è il materiale base per le fusioni: perché tu ti fermi prima della fusione, la fase finale che porta all’oggetto finito?
Proprio praticando la fusione è immediato il cambiamento del lavoro. Nella cera trovo degli aspetti estetici unici, oltre che a un’unicità ineguagliabile.

Le piccole dimensioni delle tue opere condizionano il risultato finale?
No, sono semplicemente così come si presentano.


Ritratto dell'artista con la sua installazione per il MART di Rovereto


Ma, lavorare su oggetti di piccole o piccolissime dimensioni, non impone una tecnica diversa da quella dello scultore?
Ogni materiale prevede tecniche e strumentazioni specifiche per la lavorazione. Muovere la materia per creare nuove forme è un atto scultoreo; l’intento e il risultato finale definiscono il proprio essere.

E il fatto che il materiale rimanga fragile non crea dei problemi?
L’estrema fragilità della cera è il suo punto di forza, penso sia questa predisposizione ad un’estrema cura che mi interessa. La materia, nonostante ciò si presta bene al suo mantenimento, è stabile nella forma (non si scioglie) e mutevole nella colorazione in base alla temperatura. Mi piace quando in ambiente freddo la cera assume una patina biancastra.


Posa con grande maschera e serpente, 2018, cera, legno, piuma, 50 x 12 x 12 cm. VAI ALL'ARTWORK


Le tue opere sembrano ispirarsi più all'arte classica che a quella moderna?
Creo prendendo dal passato e dal presente, dalla vita più che da altre forme dell’arte.

Cosa significa “prendere dalla vita” per un artista che propone forme archetipiche?
La storia e il passato sono dentro di noi, nella nostra vita come lo è il presente. Le esperienze di oggi spesso ci riportano indietro, a volte trovo dei rimandi, dei collegamenti tra l’oggi e l’ieri, così creo opere per il futuro.

Perché nelle tue sculture rappresenti serpenti, tori, maschere, totem, oggetti simbolici e formali che appartengono all’iconografia del passato?
Presento forme a volte dimenticate ma ancora dentro di noi.


Installation view della mostra "Europa" da Cellar Contemporary, 2017. VAI ALL'EXHIBITION

Europa, 2017, cera, acciaio corten, legno, h 23 cm, Collezione privata, Lugano


La cera finora è il tuo materiale preferito, pensi di sperimentare altri medium?
Nella cera trovo possibilità tecniche senza uguali e per questo la considero la mia materia. Come già fatto posso proporre altri materiali ma in giusto connubio con la cera.

Cosa ti interessa rappresentare nelle tue opere: concetti, emozioni, memorie?
Ogni opera è ricca di tutto ciò, mi interessa il risultato estetico finale. Ciò che vedo è, a tutto posso pensare e raccogliere davanti all’opera.

Oggi, chi e cosa ti piace nella scultura contemporanea?
Mi piacciono le ricerche di Anish Kapoor, Mark Manders, Fabio Viale, Enzo Cucchi.


Hibiscus, 2018, inchiostro su carta, 15 x 16 cm / Donna con serpente, 2018, cera, ferro, legno, 24 x 9 x 9 cm

Pensi che un artista debba rimanere legato alla propria storia e al proprio territorio?
Si ma con continui scambi e aperture verso l’altro, lo sconosciuto.

Come ti sembra il panorama degli artisti trentini d’oggi?
Abbastanza ricco e variegato, alcuni che frequento sono molto interessanti e presenti.

Cosa manca agli artisti trentini per poter essere più presente sul mercato esterno?
Ci sono figure forti, altre troppo “trentini”. Personalmente nel tempo sono cresciuto e riconosciuto anche fuori.

Segui la “politica culturale” trentina? Pensi che si possa fare di più per il settore dell’arte moderna?
Il panorama è abbastanza vario sia nel privato che nelle Istituzioni. Bisogna fare con costanza ma soprattutto con selezione e spirito critico, serietà e professionalità.


Germinazione, 2018, cera, ferro, legno, 13 x 12 x 12 cm. VAI ALL'ARTWORK


Cos’è la bellezza? È un valore che ricerchi o è subordinato ad altri valori?
Ricerco sicuramente una mia idea di bellezza che si manifesta in varie forme. E’ una forte emozione intima, personale.

Cosa è per te l’arte?
Ricerca di un’idea di bello, impegno, sacrificio, lavoro, testa, la vita stessa, scelta. Si può contribuire alla costruzione del tempio dell’arte o banchettare alla sua mensa.

E, per finire, chi è l’artista?
Credo che ognuno e a maggior ragione “l’artista”, quando compie una scelta, un percorso di vita, debba avere la consapevolezza, l’umiltà e l’intelligenza per capire se sia nel giusto o meno. Oltre a questo sono gli altri che definiscono e confermano. C’è e deve esserci un momento in cui è proprio il sistema dell’arte, le gallerie, i musei danno spazio al lavoro. E’ una sfida continua ma credo in quanto detto, ognuno deve stare al proprio posto, nella vita e soprattutto nell’arte.

Articolo originale: https://issuu.com/tomio2013/docs/icsart_2019_n.1_david_aaron_angeli_