Quando Matt Phillips venne in Italia per la prima volta decise di intitolare la sua mostra personale “Piano Piano", omaggiando la lingua dei poeti, e richiamandosi al ritmo delle composizioni musicali classiche, che dal pianissimo va in crescendo attraverso un processo creativo che molto da vicino ricorda il suo.
Quella di Matt Phillips è infatti una pittura lenta, fatta di stratificazioni e pensiero, capace di lasciare ampi spazi all’immaginazione. Assolute protagoniste sono le forme, mutuate dalla natura o dall’architettura, e ripetute secondo moduli cromatici di diverse dimensioni, sulla tela o sulla carta, alla ricerca di una sintesi perfetta.
Una costante, invisibile, attraversa tutti i suoi lavori: è l’assenza di linee di contorno. L’artista si limita infatti a tracciare un non-confine, preparando la superficie pittorica con uno sfondo bianco, e lasciando che ogni campitura di colore succeda all’altra secondo accostamenti mai casuali.
Con questa operazione Matt Phillips compie un’esplorazione del concetto di limite abolendone la tangibilità e lasciando che sia la disciplina della composizione a dettarne l’equilibrio.
È ancora una volta l’armonia il concetto chiave che accomuna le sale del Palazzo Conti Martini alle opere d’arte contemporanea scelte per la mostra Terra, in questo caso giocando sull’astrazione e sulla narrazione evocata dai titoli delle opere.
Camilla Nacci