Nel De rerum natura, Lucrezio pone come primo principio che “l'essere non può uscir dal nulla, nè tornare al nulla. V'ha dunque corpuscoli primitivi, onde constano tutti i corpi, e ne' quali questi si risolvono; sebbene invisibili, è forza ammettere che esistano. Ma non potrebbero agire, muoversi e neppure esistere senza il vuoto. L'universo pertanto resulta da queste due cose: la materia e il vuoto... I corpi primi, essendo la base delle opere della natura, debbon essere perfettamente solidi, indivisibili ed eterni.” Per comprendere le opere di David Aron Angeli è necessario partire da qui. Dalla strada di un ritorno all’origine, di un viaggio volto alla riscoperta della gestualità primordiale dell’uomo, che entra in contatto diretto e non mediato con la materia, creando con questa un rapporto intimo e personale. Una materia/natura che Schelling, definisce come due poli, l’uno potenza dell’altro; “intelligenza sopita”, “spirito in potenza”.
I materiali utilizzati da David provengono tutti dal mondo animale o vegetale per sottolineare il legame che l’artista avverte con la natura e sono rimodellati in forma di idoli e simboli appartenenti ad un passato dimenticato ma ancora attuale e presente in maniera inconscia dentro di noi. La cera, il materiale che l’artista preferisce e utilizza più frequentemente nella realizzazione delle sue opere scultoree, si ricollega ai suoi studi d’oreficeria, ma viene da lui lavorata come materia prima e ne vengono esaltate le sue caratteristiche intrinseche. Come la cera, creata da un’organizzazione perfetta e regolata (quella delle api), si presenta poi come materia fragile ma allo stesso tempo pronta ad accogliere un altro da sé, così è la natura in ogni suo singolo elemento, perfetta ma delicata, unica e singolare ma anche aperta e ospitale. Le opere scultoree di David si fanno così metafora di molteplici rapporti antropologici, suggerendo all’osservatore sia il suo legame con un passato remoto ma presente sia con il mondo del naturale.
Il progetto espositivo pensato per Galleria Cavour segue la poetica dell’artista. Le opere non solo si inseriscono armoniosamente negli spazi ma interagiscono con essi creando ulteriori suggestioni ed evocando in chi le osserva sensazioni nostalgiche ed emozioni celate inconsciamente. I simboli realizzati dall’artista e le loro cromie dialogano con quelli esposti all’interno dei negozi, creando una muta ma interiormente sonora conversazione che dimostra come anche i prodotti di alta moda siano in realtà delle creazioni artistiche portatrici di un loro messaggio che riecheggia, unito a quello di David, nei corridoi e negli spazi della Galleria. Primitivismo e lusso qui si sposano mostrandosi come due facce di una stessa medaglia e suggeriscono attraverso l’arte, in un luogo non convenzionale, spunti di riflessione altrimenti inimmaginabili.
Simona Gavioli