“Tutto può succedere” nei mondi di Tommaso Buldini (Bologna, 1979), per citare le sue stesse parole prese a prestito dall’ultima scena di Fanny e Alexander mutuata, a sua volta, da Strindberg. “Tutto è possibile e probabile”, anche che diavoli convivano con blemmi (esseri acefali, con gli occhi e la bocca sul ventre o sul torace), alberi antropomorfi e torri occhiute, incappucciati, mostriciattoli, cupidi arpisti dai volti-teschio di collodiana memoria, parti anatomiche fluttuanti, corpi senza testa o teste senza corpi dai cui orifizi entra ed esce di tutto (omini, spaghetti, insetti, strani animali), intenti in azioni spesso prive di senso perché in questi microcosmi “tempo e spazio non esistono. Su una cornice debole della realtà, l’immaginazione gira tessendo nuovi modelli”.